PETROLIO, CANCELLATI INVESTIMENTI

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Petrolio, cancellati investimenti per mille miliardi di dollari

Due nuovi studi, realizzati da società di consulenza, rilanciano con forza l’allarme sulle carenze di offerta che si delineano all’orizzonte, dopo il boom di produzione degli ultimi anni
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. Gli investimenti in conto capitale destinati a sviluppare nuovi giacimenti tra il 2015 e il 2020 sono state ridotti del 22%, ossia di 740 miliardi di dollari, stima WoodMackenzie, e se si includono i tagli alle spese di esplorazione la cifra supera 1.000 miliardi. Le conseguenze cominciano già a manifestarsi: quest’anno tra petrolio e gas ci sono 5 milioni di barili al giorno in meno rispetto a quanto ci si aspettasse, avverte la società, mentre l’anno prossimo mancheranno all’appello altri 6 mbg, pari al 4% dell’offerta.

RAPPORTO AIE 15 giugno 2016

Petrolio: produzione globale in discesa, a maggio la svolta
Drammatiche sono le conclusioni a cui arriva un’altra ricerca, realizzata da Deloitte: i budget di investimento delle compagnie (escluso Medio Oriente e Nord Africa) sono stati più che dimezzati negli ultimi due anni, col risultato di scendere «al di sotto del livello minimo necessario non tanto per soddisfare la crescita della domanda, ma anche solo per compensare il declino delle risorse». Fra 3-5 anni è dunque prevedibile che la produzione sia inferiore ai livelli attuali. E rimediare non sarà facile: se il petrolio resterà intorno a 55 $/barile, Deloitte teme che ci sia un gap di finanziamenti fino a 2mila miliardi di dollari.

Anche con consumi deboli e costi bassi, stima la società di consulenza, tra il 2016 e il 2020 l’industria petrolifera avrebbe bisogno di investire almeno 3mila miliardi di $ (più altri 2.700 miliardi nell’area Mena). Si tratta di 600 miliardi l’anno, ossia il 40% in più di quanto è atteso per il 2016. Un altro miliardo sarà necessario nei prossimi 5 anni per i dividendi – che ben poche compagnie hanno ridotto – e a servizio del debito, con 590 miliardi di obbligazioni che andranno a scadenza entro il 2020. La priorità, teme Deloitte, non sarà il capex.

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